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Nel nome del ...padre: Chantal Passarella racconta come l'arte può diventare anche una cura.
da L'Informatore Lomellino - Chantal Passarella comincia i suoi studi al liceo artistico di Novara con l'indirizzo di architettura. A quel tempo, ben comprensibile per l'età, non aveva ancora ben chiaro il suo approdo al mondo dell'arte. La certezza era la sua passione verso queste millenarie forme d'espressione. Poi i primi tre anni di pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, con qualche occasionale mostra ed esposizione. Ma era un mondo che non sentiva propriamente suo, così da decidere di abbandonare presto il mercato d'arte.
" La svolta - racconta - è avvenuta nel biennio magistrale: Ho capito che la mia strada era nel sociale. Ho voluto così frequentare l'indirizzo di terapia artistica. Mi ha portato grandi soddisfazioni e ancora adesso, non è limitante per la ricerca personale che comunque perseguo, ma è estremamente gratificante.
Attualmente tengo un laboratorio il lunedì di tre ore presso l'associazione Anffas di Mortara e Lomellina e insegno educazione espressiva all'ENAIP di Vigevano.
Una materia molto versatile che mi permette di riuscire a lavorare bene con le ragazze e i ragazzi, in base ai loro specifici interessi. Ai ragazzi, tendenzialmente dai corsi del settore meccanico, propongo di lavorare con le stampe; mentre alle ragazze, dal settore estetica solitamente, faccio eseguire opere più decorative. È molto bello comunque avere libertà di poter decidere totalmente il da farsi, i ragazzi si sanno esprimere in modi diversi".
Determinante nell'approccio insegnante allievo è la prima lezione. È il punto di partenza da cui si determinerà se il rapporto sarà sereno o conflittuale, serio o molle. Un perno che forse molti insegnanti non considerano a dovere. Non è così tuttavia per Chantal Passarella: " La prima volta che incontro un nuovo gruppo di lavoro chiedo anzitutto che cosa sia per loro l'arte. Chiedo poi quale sia il loro rapporto con la creatività in generale, che sia il disegno, la musica, la danza, il teatro, lo sport o altro ancora.
Mi sento spesso rispondere che sono negati, non sono in grado di disegnare. Dunque da questo punto iniziale spiego loro che per fare arte non è necessario saper disegnare, ci sono tanti altri modi. Il primo laboratorio, anche in relazione a queste risposte, è un'attività che tutti possono svolgere senza problemi. Sono tutti così posti sul medesimo livello in modo da non svilire nessuno dei partecipanti. In questo modo resi soprattutto partecipi degli aspetti positivi di quel che producono".
Chantal Passarella considera l'arte qualcosa da sempre presente in casa. Non è stata condizionata nelle sue scelte da nessuno, tutto il percorso è frutto di una scelta autonoma. Da sempre ha avuto una sensibilità artistica.
E anche da sempre le è piaciuto lavorare in gruppo con altri.
Le scenografie dei Riso&Amaro e di altri spettacoli con Marta Comeglio sono un esempio di opere sue ma condotte insieme ai compagni di teatro. "Posso dire di aver trovato la mia dimensione ideale, colgo le soddisfazione dalle piccole cose ma non solo. Il lavoro coi ragazzi mi gratifica parecchio, anche se ultimamente per motivi ben noti la nostra attività si ridotta considerevolmente. Le lezioni a distanza non ci permettono di produrre nulla, solo lezioni teoriche. La pandemia ha stimolato diverse altre attività e almeno non mi posso lamentare di non aver potuto lavorare. Manca però la dimensione concreta del lavoro artistico, in particolare produrre insieme ai ragazzi".
Oltre che nell'insegnamento, già nel 2016 si muove nel sociale grazie alla fondazione, assieme ad alcuni colleghi, dell'Associazione Artakos, che si occupa di arte terapia. Un'iniziativa che purtroppo si è dovuta fermare da tempo.